L'opera e il tempo.

 


Il tempo crepita nelle opere.
Con l’opera l’uomo ha la pretesa di opporsi al tempo, differendo la morte, nel ritorno della coscienza a sé.                                                                                                 L’opera non solo è un fatto umano, ma ne caratterizza la specie dandone come connotato primario l’espressione.                                                                                L’opera più espressiva dell’uomo è l’arte, per il suo alto valore entropico-informativo. L’arte è la più pretenziosa delle opere nell’opporsi al tempo e lo fa con atti potentemente simbolici, i più alti tradimenti alla vita, la più eletta delle violenze a servizio della cristallizzazione critica.  
Ma l’opera della Ricerca artistica, non marcisce inesorabilmente nella contenutezza della forma, nell’oppressione del linguaggio, nell’esequie del suo termine, nella sua falsa promessa di realtà, nei nascondimenti dell’estetica, ma essendo pensiero oscillante, stato di grazia non ancora cristallizzato dalla capacità riduttiva della critica, lingua inespressa, volontà in corso d’opera, si alza dalla schiavitù, si affaccia all’infinito e vede l’Altro Vita e Morte nel tempo ristretto che porta al senso, al significato e alla sua fine.
Questa cosa buffa (un po’ come l’esclamazione di Alexander Fleming quando vide che nella gocciolina del suo muco che si depositò sulla lastra che osservò al microscopio dopo che ritornò dalle ferie e si accorse che in quel preciso punto c’era il vuoto e tutt’intorno c’erano i batteri e disse: It’s Funny) è la ricerca artistica. Badate bene, non l’opera d’arte, sto parlando ancora dell’opera di ricerca artistica: opera incriticabile, in quanto idioletto che non si è ancora dato, inacciuffabile come la vita e come l’Altro.
Quasi tutta l’opera d’arte contemporanea ha questa buffa pretesa. Quella di non tradire la vita. Motto contraddittorio in cui tutti i ricercatori in ambito artistico (quelli più talentosi) inciampano (questo potrebbe essere una tematica di un probabile capitolo futuro). Ovviamente le ricadute nel tradimento sono inevitabili, anche perché se riconosciute come opere d’arte, vuol dire che devono passare dalla mannaia della critica, quindi morirci per cause di forza maggiore, ma c’è quel lasso di tempo in cui l’opera ne è dentro prima di darsi al fuori. Come quel momento in cui si appartiene al tempo e alla vita prima di morire nel nascere. E’ quello stato di grazia e di pigrizia che solo chi è un artista può dissimulare.
Tanto è madre quando non crea.
Di questa contraddizione ne abbiamo fantastici esempi nelle avanguardie e nelle neoavanguardie storiche.
Per dare una coordinata temporale e di valore a quanto scritto, indico quello che per me è il padre di questa particolare volontà, contraddizione: Erik Satie.
Dell’opera del maestro Erik Satie ve ne parlerò nel prossimo articolo.
Giuseppe Ferraina.


Commenti